Per Fitch la crescita in Italia nel 2019 è pari a zero

Published: 2 ott 2019, 05:49 UTC3min read
Per l’agenzia di rating Fitch la crescita in Italia nel 2019 è pari a zero. MA non va meglio nell’Eurozona e neppure in Germania.
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L’agenzia di rating Fitch stima che la crescita dell’Italia nel 2019 sarà pari a zero, non una novità dal momento che già l’Istat e altri istituti avevano posto l’Italia in una situazione di fermo rispetto al 2018.

La precedente valutazione dell’agenzia di rating Fitch stimava per l’Italia una crescita del Pil del +0,1% su base annua, ma il mutare delle condizioni macroeconomiche internazionali e nazionali, hanno azzerato la crescita per quest’anno.

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Non va bene neppure per le stime del 2020, in cui il Pil dovrebbe attestarsi sul +0,4% (precedente stima +0,5%); mentre nel 2021 l’aumento del Pil dovrebbe attestarsi sul +0,6% secondo l’agenzia Fitch.

Dal Global Economic Outlook di Fitch, si apprende che l’agenzia si aspetta “che la crescita trimestrale resti compresa nel range 0% – 0,1% per il prossimo futuro”.

L’Italia viaggia lenta come una vecchia locomotiva a vapore impegnata nell’affrontare un tratto di ferrovia in montagna.

In tutta Europa prosegue la decrescita

Questa condizione di decrescita non è solo italiana, lo sappiamo, in tutto il mondo si verificano situazioni di difficoltà economica anche ben peggiori della nostra. Basta guardare all’Argentina per comprendere che c’è chi sta peggio di noi.

Ma restando in Europa, e guardando all’indice Markit Pmi della manifattura dell’Eurozona, notiamo come a settembre l’indice che misura le risposte dei direttori degli acquisti delle vendite, è calato a quota 45,7 punti dai 47 di agosto. Siamo ai minimi dal 2012, anno in cui alcuni Paesi europei hanno cominciato la lenta ripresa dalla precedente crisi.

Per la cronaca e come utile confronto, un anno fa, l’indice Markit Pmi, era a 53,2 punti. Siamo ormai nell’ottavo mese di ribasso consecutivo e non è proprio un buon segnale per il futuro.

Nello specifico, in Spagna l’indice è sceso a 47,7 punti dai 48,8 di agosto (minimo da aprile 2013), mentre l’Italia è lì vicina a 47,8.

L’influenza, negativa, tedesca

Ad influenzare in negativo l’indice Markit Pmi europeo, ci pensa la Germania con il suo allarmante 41,7, contro il 43,5 di agosto. Ma bisogna dire che fa meglio delle stime che lo davano a 41,4 punti.

Per la Germania è il nono mese consecutivo di ribassi, uno in più della Zona euro.

I pesi dell’Europa

Sull’Europa gravano vari pesi, essi sono di natura interna e dovuti alle condizioni di alcuni Paesi dell’area euro, ma anche ai fattori esterni che non sono per nulla trascurabili.

In primis e a breve, la Brexit. Secondo le anticipazioni sul discorso che Boris Johnson si appresta a fare alla conclusione della convention del suo partito dei conservatori, a proposito della Brexit userà parole di ou out: o accordo subito o uscita senza accordo. Nessun altro negoziato all’orizzonte, che per alcuni suona come uno sconsiderato piano ben preparato per minacciare l’Europa a 27. Come noto le conseguenze commerciali in caso di mancato accordo saranno deleterie per tutti, Regno Unito in primis, ma anche per gli altri Paesi Ue.

Sull’Europa incombono anche i nuovi dazi alle merci dirette verso gli Stati Uniti. Donald Trump non fa sconti neppure al vecchi continente e questo non farebbe che portare l’indice Pmi ancor più verso il basso.

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