Greggio estende guadagni, timori offerta superano lockdown in Cina

Published: 29 apr 2022, 10:38 UTC1min read
LONDRA (Reuters) – I prezzi del petrolio sono saliti per il quarto giorno consecutivo, con i timori per l’interruzione delle forniture russe che hanno prevalso sui lockdown imposti in Cina, primo importatore di petrolio al mondo.
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LONDRA (Reuters) – I prezzi del petrolio sono saliti per il quarto giorno consecutivo, con i timori per l’interruzione delle forniture russe che hanno prevalso sui lockdown imposti in Cina, primo importatore di petrolio al mondo.

Alle 11,40 i futures sul Brent sono in rialzo di 2,06 dollari, o dell’1,9%, a 109,65 dollari al barile, dopo aver guadagnato il 2,1% nella seduta precedente. Il contratto di giugno è in scadenza oggi. Il contratto di luglio, più attivo, sale di 1,48 dollari a 108,74 dollari.

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I futures sul greggio Usa guadagnano 1,32 dollari, o l’1,3%, a 106,68 dollari, dopo essere saliti del 3,3% ieri.

Entrambi i contratti sono impostati per terminare la settimana e il quinto mese consecutivo in rialzo, sostenuti da un aumento delle possibilità che la Germania si unisca ad altri Stati membri dell’Unione europea in un embargo sul petrolio russo. 

I prezzi del petrolio sono rimasti volatili, tuttavia, con la Cina che non mostra segnali di voler allentare le misure di lockdown, nonostante l’impatto sull’economia e sulle catene di approvvigionamento globali.

Per quanto riguarda l’offerta, è probabile che l’Opec+ si attenga agli accordi esistenti e concordi un altro piccolo aumento della produzione per giugno durante la riunione del 5 maggio, come comunicato ieri a Reuters da sei fonti del gruppo di produttori. 

Tuttavia, la produzione russa di petrolio potrebbe scendere fino del 17% quest’anno, secondo un documento del ministero dell’Economia visto da Reuters, poiché le sanzioni occidentali per l’invasione russa dell’Ucraina hanno danneggiato gli investimenti e le esportazioni.

Le sanzioni rendono sempre più difficile per le navi russe inviare il petrolio ai clienti, spingendo EXXON MOBIL CORP a dichiarare lo stato di forza maggiore per le operazioni Sakhalin-1 e ridurre la produzione. 

(Tradotto in redazione a Danzica da Michela Piersimoni, editing Stefano Bernabei)

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